20 Aprile 2024

Il percorso dei Comuni sulla Linea

I Comuni inseriti nel Gran Percorso della Memoria hanno goduto dell'intervento di comunicazione che ha portato a istallare in ciascuno di loro tre simboli della guerra che li ha attraversati: Un cartello circolare con la rappresentazione del filo spinato che ricorda che il Comune è stato coivolto dalla Guerra combattuta sulla Linea Gustav, un Cartello verticale con l'immagine di un muro di mattoni distrutto e l'indicazione dei luoghi da visitare, un'opera in legno che vuol ricordare la distruzione che è avvenuta e che ha coinvolto anche i ragazzie e i loro giochi. Riportiamo di seguito ciò che c'è in ciascun Comune, man mano che li raccogliamo.
Piedimonte San Germano
Il 19 luglio 1943 Piedimonte si trovò coinvolto nei bombardamenti per la sua vicinanza all’aeroporto militare di Aquino. Piedimonte, caposaldo della linea di sbarramento Hitler, è stato teatro do operazioni belliche di grande portata per lunghi dolori otto mesi dopo l’armistizio. Buona parte della popolazione pedemontana si sparpagliò nelle varie grotte e negli anfratti lungo il fossato di Sant’Amasio, ritenuti posti più sicuri. Il 27 novembre 1943 le squadre tedesche invasero tutte le vie e ci fu un rastrellamento con la conseguente partenza per un ignota destinazione. Molte furono le famiglie che in quel caos furono smembrate. Grida di addio si udivano fortemente, era il pianto di coloro che lasciavano la casa per non farvi più rientro. Alcuni paralitici furono brutalmente maltrattati e gettati sugli autocarri. Tutti furono presi a spintoni e caricati come balle. Quei carichi umani viaggiarono senza conoscere la sorte che attendeva Piedimonte. Parecchi cittadini, sfidando la morte, riuscirono a prendere di corsa la via della montagna. A sera, il paese era deserto e i soldati divennero i padrone assoluti di tutte le cose. Il viaggio dei poveri deportati si concluse parte ad Alatri, parte a Fiuggi, parte a Ferentino. Parecchi furono fatti proseguire per l’Italia settentrionale. Sulle montagne nacque una vera e proprio colonia di Pedemontani. In quelle poche casette coloniche, sparse alle falde del monte Cairo, dovettero trovare rifugio moltissime persone. Durante il bombardamento di Montecassino, il comando tedesco, di stanza nel casino del prof. Paolo Frezza, emise un ordine col quale veniva fatto espresso divieto a chiunque di rimanere sulla montagna, divenuta zona di fuoco. I piedimontani dovettero affrontare questo nuovo problema e si decise per la fuga verso Arce, Arpino e Alatri: anche l’addio a quelle catapecchie fu assai triste. Nel maggio del 1944 il cielo di Piedimonte era sempre nero di fumo: l’obiettivo degli Alleati era di snidare i tedeschi da quelle posizioni di privilegio in cui si erano cacciati. In quei giorni nessuna casa fu risparmiata e Piedimonte divenne un gigantesco ammasso di pietre e polvere. Il 24 maggio, Piedimonte veniva finalmente occupato. Alla sua liberazione seguì quella dei paesi vicini. Nei primi giorni della liberazione, il desiderio di far ritorno alla propria terra divenne una febbre irresistibile. Famiglie di profughi, seguendo le vie dei campi o dei monti, per tenersi ben lontane dalle strade principali, lentamente a tappe, si dirigevano verso Piedimonte. Purtroppo in ogni luogo si incontrava la truppa Alleata, la quale ordinava l’immediato trasporto dei profughi verso il sud, perché in mezzo a tante rovine non c’era possibilità di vita. Solo chi dimostrava di avere possibilità di alloggio poter far rientro: così il paese cominciò a ripopolarsi di famiglie per la maggior parte smembrate. Ma già fin dai primissimi giorni del rimpatrio, i poveri cittadini di Piedimonte ebbero a lottare con un altro nemico terribile, la malaria. Nel pomeriggio del 30 marzo 1947, il Capo dello Stato, On. Avv. Enrico De Nicola, di ritorno dalla visita a Cassino, volle portarsi a Piedimonte per rendere omaggio ai suoi caduti.
I simboli del Gran Percorso della Memoria a Piedimonte sono nei pressi del Municipio. Quando si imbocca il viale che dalla Casilina porta al palazzo comunale, si trova , sulla sinistra, prima una lapide ai caduti e poi la Stela verticale con l'indicazione dei luoghi da visitare. Giunti nella piazza del Comune, si trova una struttura in ferro dove è montato un cartello con un QrCode che riporta gli elementi essenziali della Guerra combattuta a Piedimonte dai Polacchi e il riferimento per contattare l'Associazione Linea Gustav

San Vittore del Lazio
San Vittore del Lazio è uno dei comuni che fanno parte del percorso della memoria. Un percorso che comprende i luoghi più significativi, oltre che strategici del territorio del cassinate, che furono teatro della più aspra e cruenta battaglia sul suolo italiano nella seconda guerra mondiale tra settembre del 1943 e maggio 1944.
Il territorio di San Vittore, infatti, era percorso dalla famosa Linea Gustav costruita nella Seconda guerra mondiale dai tedeschi che separava in senso trasversale l'Adriatico con il Tirreno e sostanzialmente divideva il nord dal sud d'Italia. La Gustav era una barriera naturale per il nemico.
Sul territorio del cassinate, in particolare, la Linea Gustav era una fortezza della quale i due complessi di Monte Cairo e degli Aurunci rappresentavano i bastioni, e i corsi d'acqua del Rapido del Gari e del Garigliano il fossato. Il centro della linea Gustav era costituito dalla Valle del Liri, larga 10 kilometri.

Il paese di San Vittore ha pagato uno dei più alti tributi. Il sacrificio è durato vari mesi con la distruzione quasi totale del centro urbano. Ogni anno in tutti i paesi che si attestavano sulla linea Gustav c'è la commemorazione di quei tristi giorni con la cosiddetta "Giornata della Memoria", una giornata importante con la duplice funzione: da una parte c'è il ricordo in onore dei caduti in battaglia e delle popolazioni massacrate dalle bombe, dall'altra un monito per il futuro affinché la guerra non sia usata come soluzione delle nazioni.
Aquino
Il Gran Percorso della Memoria che passa nei Comuni coinvolti dalle battaglie di Montecassino

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